giovedì 8 dicembre 2016

Progetto e realizzazione: “Centro Estetico Margherita”

Pianta del Centro Estetico "Margherita" - Ucria (Me)


Il progetto del “Centro Estetico Margherita” di Sara Margherita Salpietro si trova ad Ucria (Me) ed è un concentrato di servizi, tecnologia e benessere, che, a due passi dal centro storico, nel mese di novembre 2016, è stato inaugurato.


Il progetto ha avuto una completa riorganizzazione degli interni, era già corredato di servizi igienici con anti-bagno, con una superficie totale di 65 mq. È stato possibile realizzare una zona destinata alla reception/ingresso e una sala dedicata all'eventuale attesa, collocate nelle immediate vicinanze della porta di ingresso. Successivamente, si accede ad un disimpegno/corridoio nel quale si affacciano i vari accessi alle tre cabine di lavoro, la sala depilazione corpo e massaggi per trattamento viso/corpo, la sala trucco e la sala manicure/pedicure, destinata ai trattamenti mani, piedi, e ai servizi igienici, corredati di anti-bagno. Le pareti divisorie sono realizzate in cartongesso.
Le tre grandi vetrate, già esistenti, danno la luce naturale all'ingresso, alla sala depilazione e alla sala manicure/pedicure, mentre nella sala trucco, lungo le due pareti sono state inseriti dei mattoni vetrati per una “illuminazione forzata” della sala trucco.
Tale lavoro offre lo spunto per parlare dell’importante rapporto instauratosi tra ingegnere e la collaborazione di altre figure professionali, quali le imprese: Tecno-Impianti di Domenico Gurgone, che ha curato nei particolari l’impianto elettrico e della DF Costruzioni di Fabio Sauta, occupandosi della tinteggiatura delle pareti, con tecniche particolari ed eleganza. Esempio di collaborazione volto a raggiungere l’eccellenza e la qualità e il Centro Estetico Margherita potrebbe essere l’esempio migliore per tutti i centri estetici che scelgono metodo e qualità quale strada ideale per raggiungere efficacemente i propri obiettivi.
Il risultato è frutto di un rapporto di fiducia tra tecnico e cliente, con la quale siamo riusciti a sviluppare il lavoro arrivando a definire anche il più piccolo dettaglio: nulla è stato lasciato al caso affinché ogni particolare potesse contribuire alla definizione di una proposta ottimale per l’ospite invitato ad entrare nel centro estetico. C’è da dire che la determinazione, la classe e le idee abbastanza chiare di Sara hanno aiutato tanto la fase progettuale, andando a creare, in fase finale, un’atmosfera magica degli interni.
Con questo obiettivo, abbiamo scelto di interpretare il progetto creando una nuova immagine, forte, accattivante e scenografica… veramente sorprendente!
La sfida è stata notevole, cercando di non sprecare gli spazi neanche un centimetro: “una sfida per farci stare tutto”.
Lo studio parte dall'approfondimento di tutti gli aspetti legati alla percezione degli ambienti da parte di chi entra nel centro estetico.
Anche l’utilizzo del bianco è stato accuratamente studiato: non è stato considerato come un non-colore ma come elemento attivo che permetta di alleggerire gli ambienti infondendogli una freschezza incredibile. Le pareti “buie”, invece sono state tinteggiate dal colore predominante del centro, un rosso, colore caldo, che non stanca alla vista ma che da spazialità al luogo, dando comunque armonia con il resto degli arredi.
Un gioco importante l’ha avuto l’impiantista, Domenico Gurgone, con la realizzazione dell’impianto di illuminazione a Led bianchi e faretti, dando risalto agli abbassamenti in cartongesso, al movimento delle pareti e alle rifinizioni.
       … la burocrazia è stata veramente tanta, ma, ce l’abbiamo fatta!
Non per ultimo, il tocco di classe, nel corridoio, la realizzazione di un murales di un artista ucriese, Denico Di Stefano: "Scegli il lavoro che ami e non lavorerai mai, neanche un giorno della tua vita".
Per quanto complesso, nel suo piccolo, il percorso progettuale è stato veramente interessante e l’entusiasmo con il quale è stata interpretata la realizzazione è stato veramente tanto.
Il ringraziamento va a Sara per avermi dato la possibilità di affrontare a 360° questo interessante lavoro.



Stato prima dell'intervento










                                                                           Stato di fatto ... oggi

































giovedì 4 agosto 2016

Un mio intervento a Taormina - Presentazione del libro: “In Sicilia, tra Architettura e Bellezza” di Ida Maria Baratta

31.07.2016

Quando si parla di Architettura in Sicilia, siamo sempre alla ricerca di grandi opere, di grandi strutture che hanno fatto la storia dell’isola, ma una cosa fa soffermare i nostri occhi su un’architettura: la sua Bellezza, la bellezza che emana nel suo essere.
L’autrice, l’architetto Ida Maria Baratta scrive un libro che appartiene a tutti: In Sicilia, tra Architettura e Bellezza. Il tema è appunto il rilancio della nostra terra, della nostra Sicilia, come unico legame e come unico segno d’amore.
Ma chi è che non è innamorato della nostra terra? Chi è che non è innamorato dei nostri luoghi comuni, della nostra storia? questo è quello che trasmette questo libro, questo è quello che trasmette a me, l’esaltazione della bellezza del territorio, un territorio che spesso resta nascosto nel mistero, mettendolo inconsciamente tra dei limiti, tra la vita e la morte.
Il libro ha vari capitoli ed ogni capitolo tocca vari aspetti di criticità dell’architettura, come il non sapere usare quello che si ha, come la fiera di Messina, abbandonata alle intemperie, lasciata li a morire, posto unico e strategico col suo affaccio sul mare. Ipotesi di progettazione per il meridione per rilanciare la Sicilia sotto l’aspetto innovativo con le smart city. Il senso di appartenenza alla propria città e alle proprie piazze, quello che effettivamente Messina non vive, di giorno Piazza Cairoli e di notte il Duomo, il paesaggio urbano, l’arte del riciclo creativo.
Nel libro vengono descritte varie sfaccettature della nostra Sicilia, che ha tutto ma manca di qualcosa. Andando oltre si potrebbe dire che questo è un libro che parla del rispetto dell’altro e delle sue idee, nella convinzione che sono le idee che generano i progetti e che i progetti generano idee. Perché progettare è comunicare, fare politica, trasmettere ai posteri le nostre proporzioni del bello e del nostro cuore, perché la religione vera è la fede e l’impegno professionale.
Il vero progettista è un sognatore che usa una la matita copiativa, perché il pensiero umano si sviluppa in serie e anche in parallelo con la convinzione che occorre fare cordata per non essere un progettista qualunque, con i complimenti dei cortigiani o dei committenti che lo hanno spinto a disseminare brutture vendute per belle.
La crisi del bello, un percorso cognitivo voi, noi alla ricerca del piacere e del bello, per progredire e prospettare un futuro diverso.
Un desiderio che è un legame costante verso ciò che possediamo ancora e l’inesorabile distanza tra ciò che non possediamo mai.
L’uomo che sogna di sognare e non si accorge che è lui stesso la personificazione di un sogno che nasce con i suoi fiori dal niente, per costruire il motto “fiorire e accogliere”. Motto oggi presente in una realtà del Circuito dei Fiori, che coinvolge molti comuni sia a livello nazionale che a 12 comuni a livello siciliano, cercando di dare e far cogliere il bello dei borghi, il bello dei centri montani, il bello delle cittadine marine, semplicemente con un fiore.
Allora in questo ritroviamo il pensiero di Ida Maria, che vuole lasciare in questo libro: l’architettura mescolata con i fiori e col verde e gli stessi materiali provenienti dal riuso sia come una spartito musicale, intramezzato dalla poesia e dalle tavolette di un pittore.





giovedì 19 maggio 2016

Collaborazione al progetto sotto l'aspetto energetico de "La Metropolitana leggera dello Stretto" - Idea Progetto degli ingg. Achille Baratta e Massimo Majowiecki

 Idea - progetto di:
n  Ing. Achille Baratta
n  Ing. Massimo Majowiecki
n  Ing. Giovanna Baratta
Hanno collaborato:
n  Arch. Ida Maria Baratta - Ing. Maria Scalisi
n  Arch. Giambattista Ghersi – Studio Rizoma Architetture
n  Ing. Giovanni Berti – Studio Majowiecki
Aspetto economico – politico:
n  Prof. Giuseppe Campione: Geografo – Politico, Presidente della reg. Sicilia dopo le stragi del ‘92
n  Avv. Giovanni Ardizzone – Attuale Presidente dell’Ars


Si è svolta al Circolo della Stampa di Milano la presentazione dell’idea - progetto, da parte dei professionisti gli ingegneri Achille Baratta e Massimo Majowiecki, dal titolo: La metropolitana leggera dello Stretto di Messina .
Il progetto-idea tende a coniugare due territori, che convergono a costituire il più grande polo del Meridione, creando un nucleo fondamentale del rilancio economico del sud, mediante una interconnessione urbana che parte dalla Stazione Marittima di Messina ed arriva all’aeroporto di Reggio Calabria in quindici minuti.
L’idea nasce dall’intervento di attraversamento già utilizzato dall’Enel, ampliato e cambiato. Nessuno potrà mettere in dubbio una soluzione già attuata che costituisce la certezza di un intervento innovativo già sperimentato proprio sullo Stretto e sul mare che non fu di Ulisse che ora non dividerà più le due sponde, ma le congloberà per farne una città unica ed interregionale: la vera rivoluzione silenziosa di un Sud che langue..
Il progetto sarà presto presentato a Bruxelles con la partecipazione dei nostri politici di entrambe le sponde.
Noi vogliamo lacerare mille anni di storia, con una spesa minima, approfittando anche delle nuove pieghe e possibilità che offre il nuovo Codice degli Appalti che consente la realizzazione in lotti funzionali (nel caso specifico saranno 30) impegnando così le imprese più piccole ed anche i professionisti locali che potranno dirigere i lavori in modo coordinato.
I relatori si sono divisi i compiti: l’ing. Baratta ha illustrato le caratteristiche attuali dello Stretto facendo poi un riferimento all’elettrodotto Enel, oggi abbandonato con  due piloni esistenti, raffrontando la soluzione di progetto anche con quella del ponte ferroviario. L’ing. Majowiecki ha evidenziato in modo particolare l’attraversamento dello stretto illustrandone sia le caratteristiche tecniche e dimensionali che quelle architettoniche attraverso grafici e quant’ altro è servito al progetto – idea al fine di renderlo comprensibile ed apprezzabile.
Lo studio dell’attraversamento dello Stretto, ha portato a progettare una funivia aerea innovativa, costituita da 40 soluzioni identiche che costituiscono il nodo portante dell’idea progetto cambiandone solo la luce. Si sono previsti infatti i vari collegamenti con gli appoggi/stazione. Le cabine viaggeranno sempre a m 70 s.l.m. per cui l’altezza varierà in dipendenza del sito e della sua altezza e riducendola (secondo i casi) da 70 a 20 m”.
Dal punto di vista tecnico, la funivia viaggerà a 70 m di altezza con 40 appoggi/stazione. La lunghezza dal lato della Sicilia è di “m 13.486”. Quella dell’attraversamento “m.3500”, quella sulla costa calabra di “m 19.571”, per un totale di “m 37.606”.
Partendo dalla stazione di Messina, 8 tratti interessano direttamente il mare, altri invece costeggiano la riviera utilizzando i percorsi delle strade. Dal lato della Calabria, dopo un primo tratto di raccordo, tutto si svolgerà utilizzando le aree dell’autostrada, fino all’aeroporto di Reggio Calabria.
Con la soluzione adottata non si  procederà ad espropriazioni o altre servitù, poichè il percorso prescelto non interessa mai  fabbricati nei centri abitati interessati.
Le 40 fermate servono a collegare sia le frazione che i centri abitati di Messina, Reggio Calabria e Villa San Giovanni.
In considerazione del flusso studentesco il collegamento interessa direttamente i due poli universitari ed anche le strutture sanitarie saranno collegate.
Dal punto di vista economico la soluzione proposta ha una valenza turistica straordinaria, che tende a diventare il vero rilancio economico della bellezza dello Stretto di Messina, costituendone un’ulteriore attrazione al turismo di crociera che interessa in modo particolare i due porti.
Sotto l’aspetto energetico la metropolitana sarà dotata di strutture eoliche e fotovoltaiche che produrranno l’energia elettrica necessaria al trasporto ed all’ illuminazione a led dell’intera struttura.
l’ing. Baratta ha fatto riferimento al progetto del ponte ed al suo costo, che è stato indicato in 8,5 miliardi di Euro, l’importo del contenzioso è: 700 milioni di euro.  
Per la realizzazione della Metropolitana leggera è prevista una spesa pari  al 10% circa dell’importo calcolato per la realizzazione del ponte : circa  850 milioni di Euro.
Questa soluzione consentirebbe pertanto l’annullamento dell’importo di contenzioso ed allo stesso tempo la realizzazione di un’opera senza precedenti progettuali a livello mondiale creando inoltre innumerevoli nuovi posti di lavoro per le imprese ed i professionisti locali con un immediato rilancio dell’economia Italiana.

 L’elettrodotto Enel che ha collegato energicamente lo Stretto di Messina per anni, ora è dismesso e restano solo i piloni; il ponte è oggetto di dibattiti parlamentari pur essendo stato regolarmente appaltato. Il progetto-idea che si presenta è una metropolitana sospesa che attraversando lo Stretto collega la Stazione Marittima di Messina all’aeroporto dello Stretto. Inserendosi in una tematica nuova che vede il rapporto del porto di Messina collegato a quello di Gioia Tauro e in una vecchia soluzione urbanistica proposta un ventennio fa dall’architetto Quaroni, ma soprattutto un’esigenza, sia di collegamento urbano che di rilancio turistico di un’area particolarmente depressa, senza alcuna alternativa socio-economica. Nessun collegamento col passato, il Progetto-Idea si sviluppa con una funivia che viaggia costantemente a settanta metri di altezza, compreso l’attraversamento dove le funi saranno invisibili, che non altera l’esistente con opere di qualsiasi genere, utilizzando e sorvolando le strutture viarie esistenti, senza espropriazioni o altre diavolerie simili, realizzabile in piccoli lotti, dove le piccole imprese potranno trovare non solo impiego e interessi di lavoro, ma lavorando in parallelo potranno garantire l’esecuzione in tempi brevi. Senza alterare il territorio e la su regolamentazione urbanistica, la suddivisione in lotti più piccoli possibili sarà coordinata da un direttore dei lavori per ogni lotto secondo la normativa antimafia e il nuovo Codice degli appalti ad eccezione dell’attraversamento, il cui importo sarà circa il 5% di quello del Ponte. Un modo per ottenere la sinergia di tutte le istituzioni per presentarsi in modo credibile e concreto al Parlamento Europeo con dignità per un’opera interregionale che interessa non solo l’Italia ma anche e, soprattutto, l’Europa come rilancio economico di una zona altamente depressa che alimenta col suo stato economico la mafia e la ‘ndragheta.
Tutti gli argomenti dell’attuale dibattito politico sono qui affrontati e proposti. La soluzione sarà energicamente autosufficiente e in considerazione dell’altezza è indenne dagli effetti di un eventuale maremoto.

percorso e altri risvolti sui siti in analisi

Interesse e lo scopo della Metropolitana è di fatto solo ed esclusivamente quella di collegare le due sponde sia dal punto di vista urbanistico che di quello economico.
La prima parte essenziale è il collegamento tra la stazione marittima di Messina e l’aeroporto dello Stretto, ma ce n’è una seconda che è quella di collegare gli innumerevoli villaggi del comune di Messina che dal lato nord si estendono sullo stretto fino a Capo Peloro e poi sul Tirreno fino al comune di Villafranca Tirrena, ci sono poi inoltre a monte un innumerevole numero di borghi che oggi sono sostanzialmente abbandonati.
L’altra parte dello Stretto, il comune di Villa San Giovanni, con la meravigliosa frazione di Cannitello, che guarda quasi ammiccando la costa siciliana, tendendo a farne quasi un unicum, attualmente collegati con gli attraversamenti delle navi bidimensionali che solcano lo Stretto per collegare la Sicilia con la Calabria con le macchine e con i mezzi pesanti costituendo cosi il naturale collegamento tra l’autostrada del Sole e quelle che da Messina si diramano verso Palermo e verso Catania.
La Metropolitana leggera interesserà anche il centro di Reggio Calabria e il suo territorio verso Melito Porto Salvo. Nel tratto calabrese si è ritenuto opportuno variare la soluzione precedente che prevedeva il collegamento via mare utilizzando l’autostrada esistente che da Villa San Giovanni si estende fino all’aeroporto, tranne l’ultimo tratto che interesserà il corso d’acqua immediatamente limitrofo all’aeroporto.
Un insieme di stazioni ubicate in corrispondenza degli appoggi costituirà un vero collegamento urbano tra le città e le frazioni.
Nel dettaglio dell’esercizio, sarà necessario per motivi pratici di realizzare un collegamento diretto tra Messina e l’aeroporto e poi altri che interessano e servono il territorio e i loro abitanti, che costituiscono un’alta percentuale della popolazione locale, oggi priva di qualsiasi collegamento idoneo, a cui spesso supplisce la linea ferrata, che collega Roma con Reggio Calabria.
Tutte queste motivazioni socio-economiche costituiscono una vera rivoluzione in una economia depressa che vede ogni giorno aggravare la propria situazione di socialità e di civiltà per tornare indietro in modo irrimediabile allo squallore della povertà che aveva ed ha uno sbocco naturale sul mare, cercando di utilizzarlo con la pesca anche del pescespada che ha caratterizzato l’economia di entrambe le sponde, ma purtroppo oggi, anche questa attività tende a perdere le proprie identità in considerazione che il mare, che era particolarmente pescoso, oggi è diventato povero pesca.
A tutto questo si aggiunge la proposta più forte, che è quella turistica, chi arriverà con le navi da crociera avrà un’altra meta, quella di percorrere la metropolitana cosi come avviene in altri luoghi delle ferrovie a scartamento ridotto. Certamente, quella che si propone, è una strana ferrovia, che non cammina per terra ma tenuta dalle funi, attraverserà i nostri cieli, come segno di evoluzione e di ripresa economica.
L’illuminazione a led del percorso, oltre a garantire la sicurezza con energie proprie, darà all’ambiente un segno forte di unione e di continuità.
Poi ancora, per capire l’effetto straordinario che subisce chi attraverso lo Stretto basta andare sui mezzi della Caronte, per vedere le facce attonite e soddisfatte dei viaggiatori che diventano spettatori.
Pensate solo per un attimo alla suggestione che provereste a sorvolare lo Stretto in una comoda cabina, sorseggiando magari un caffè.
Dal lato della Sicilia occorre ricordare che dal lato del Tirreno, dopo Capo Peloro sono ubicati gli stabilimenti balneari della città di Messina e una serie di villaggi, tra cui Acqualadrone, Mezzana, Tono, Mulinello, Casabianca, Rodia-Marmora e Rodia-Puccino, Caporasocolmo  e complessi turistici che si collegano a quelli dell’hinterland che si estende fino a Capo Milazzo, che è la porta naturale del collegamento con le isole Eolie, che a metropolitana eseguita, potrà avvenire in prossimità della zona del Faro e quindi di una delle stazioni della Metropolitana in tema.


RELAZIONE TECNICA SULL’ATTRAVERSAMENTO DELLO STRETTO

L’attraversamento dello stretto di Messina si colloca all’interno di un progetto di integrazione Urbanistica tra Reggio Calabria e Messina per una nuova  città Metropolitana.
L’integrazione territoriale è ottenuta mediante una rete di interconnessione tra aeroporti e stazioni ferroviarie principali e secondarie, realizzata mediante metropolitana leggera di superficie che attraversa lo stretto mediante la tecnologia aerobus. Il sistema di trasporto aerobus consiste in carrozze motorizzate alimentate da energia elettrica che si muovono sospese a un cavo, questo sistema è stato collaudato in Svizzera nel 1974 e reso operativo per 6 mesi nella città di Mannheim in Germania dove ha trasportato 2,2 milioni di persone. Negli ultimi anni sono stati progettati sistemi di aerobus per le città cinesi di Chongqing e Weihai e per la Malacca Aerorail.
L’attraversamento dello stretto si ottiene tramite un ponte sospeso in tensostruttura spaziale a doppio effetto formata,principalmente da:
·          Funi portanti in acciaio armonico, fibre di carbonio;
·          Funi stabilizzanti in fibre aramidiche;
·          Colonne metalliche in acciaio inox.
Le caratteristiche dimensionali principali sono:
·          Luce libera 3300m;
·          Altezza colonne 600m;
·          Separazione linee di trasporto sospese 30m.
La configurazione dell’opera è stata studiata in modo da poter integrare i seguenti impianti di generazione elettrica mediante fonti rinnovabili:
·          impianto fotovoltaico di 96000m2 (vedi Allegato 1);
impianto multiplo di aerogeneratori ad asse verticale ed orizzontale.





sabato 19 marzo 2016

Recensione: LA SICILIA TRA ARCHITETTURA E BELLEZZA di Ida Maria Baratta


Quando non sono ad Ucria, appena i miei impegni di lavoro me lo permettono scappo in libreria, come isola felice dove guardare oltre e sempre possibile, nella mia libreria preferita, la musica fa da sottofondo alle immagini delle copertine esposte.
Sembrano tutte uguali, eppure la copertina è stata sempre frutto di attenti studi anche manageriali perché rappresenta un modo sintetico di trasmettere, non solo i contenuti, ma anche gli interessi degli editori.
Qualcuno obietta: ma tu non leggi le recensioni? Ed io rispondo: Con molto interesse, sempre con le dovute cautele, perché un libro in vendita costituisce sempre un interesse commerciale che mi auguro non diventi mai di monopolio.
Nel girovagare con lo sguardo mi sono imbattuta in una copertina singolare con un tema singolare di una casa editrice: singolare.
È la Giambra Editori, di Terme Vigliatore, in provincia di Messina, dove si respira l’aria della speranza e della gioia e anche di quella spensierata allegria che fu in Casa Sellerio, ai tempi felici di una casa editrice che resta siciliana e che ci onora con le sue copertine blu ocra.
La casa editrice vuole rilanciare il tema Sicilia, quasi come un segno d’amore e pubblica “L’architettura e la bellezza in Sicilia” scritto da Ida Maria Baratta, architetto.
Essere siciliana e ingegnere mi porta certamente a non essere obiettiva con un tema così affascinante.
Non è un romanzo ma indirettamente è la storia di più generazioni che si sono innamorate del tema, che lo hanno vissuto in prima persona con un impegno professionale, che è diventato vita e ancora di più motivazione forte di un’esistenza di lavoro, con lo sfondo di umanità e di etica che diventa una intonazione musicale da fare ascoltare ai giovani e a chi si affaccia alla soglia della professione in questo momento di crisi.
In copertina un arco, ora demolito, realizzato con una struttura in legno rivestita in Eraclit.
Le forme progettate dall’architetto Filippo Rovigo le strutture verificate dall’ing. Vincenzo Baratta.
Questa immagine che era all’interno del testo è stata voluta in copertina dall’editore come segno forte di messaggio grafico ma anche come testimonianza che “volere e potere”, che è poi il simbolo della sua personalità e della sua volontà di non retrocedere scommettendoci non solo la faccia ma anche il portafoglio di lavoratore onesto della stamperia e dell’editoria.
Poi, all’interno, gli argomenti più diversi ma sempre sociali e quasi museali in ambiente architettonico che vanno dall’abbattimento delle barriere architettoniche e sociali a quello infinito del bello e delle sue essenze in quell’edificato che spesso diventa colata di cemento in un agglomerato urbano che invece invoca il riuso, i fiori e lo stesso verde.
Si richiama una sorta di città bosco dove tutto è verde o mimetizzato nel verde.
Si parla di arte, di architettura, di architetti, di uomini, ma soprattutto di donne, sembra che sia stato scritto in occasione del recente passato della ricorrenza dell’otto marzo.
È un camminare parallelo a questo festeggiare che ogni anno prende aspetti diversi, restando sempre un’evoluzione di quella parola magica che si chiama amore nel rispetto delle uguaglianze.
Andando oltre si potrebbe dire che questo è un libro che parla del rispetto dell’altro e delle sue idee, nella convinzione che sono le idee che generano i progetti e che i progetti generano idee.
Perché progettare è comunicare diventa un modo diverso di fare politica, trasmettendo ai posteri le nostre proporzioni del bello e del nostro credere, perché la religione vera è la fede e l’impegno professionale.
Poi, la questione meridionale. Il nostro modo di essere e di adulare l’arte di strisciare e in contrapposizione le posizioni, apparentemente morbide dei progettisti dalla schiena dritta, che non si piegano alle imposizioni del committente padrone.
Ma poi, sempre dominante, la tematica del fare nella convinzione che i megaprogetti sono devastanti, inconcludenti e hanno un solo fine: quello della spesa o degli esborsi.
Il vero progettista è un sognatore che usa anche la matita copiativa, perché il pensiero umano si sviluppa in serie e anche in parallelo con la convinzione che occorre fare cordata per non essere un progettista qualunque che se la canta e se la suona da solo o, al massimo, con i complimenti dei cortigiani o dei committenti che lo hanno spinto e che la bruttura del lucrare fosse definita bellezza.
Che tristezza leggere questi risvolti sociali che sono il necessario condimento a quello che è l’attuale triste realtà che deve essere rimossa prendendo atto che oggi siamo in una società globale, che non può essere delineata dal sapere delle nostre facoltà, che, purtroppo, sono inadeguate e distanti un’infinità di anni dai politecnici italiani e da quelli di tutto il mondo evoluto che guarda oltre.
Per l’autrice, lo stesso Gregotti, architetto di fama internazionale, ora scrive più di filosofia che di architettura. Non è certamente un’accusa ma una constatazione e anche Ida Maria Baratta cade nella stessa tentazione che diventa voragine della globalità, scrive questo bel libro senza essere eccessivamente poetica, tuttavia è da considerarsi un richiamo attento delle meraviglie dell’architettura e del bello in Sicilia.
Ho scomodato perfino la lode per ricordare con l’autrice il cosiddetto “dilemma dello scalatore di organigrammi” che consiste: da un lato entrare in cordata e assumere, passo dopo passo, un ruolo sempre più cruciale nelle organizzazioni che è necessario avere delle qualità e darne dimostrazione, ma nel renderle evidenti ci si può alienare le simpatie di chi ci precede e, soprattutto, di chi ci segue per diventare noi stessi capicordata non per lucrare, ma per giocare beffandoci, ironicamente, per vivere civilmente e anche felicemente nell’estasi del bello e dell’etica del surreale infinito tinto di azzurro.

Ma ritornando al verde, qual è il comune dei Nebrodi che è verde, come la nostra Ucria? È l’albero di pino, che abbiamo come ricordo di uno dei nostri ventenni è diventato il simbolo di verde diverso ma che si è assuefatto ai nostri climi e ne rappresenta la nostra connotazione, senza dimenticare i nostri gerani, le nostre ginestre e le margherite gialle di Padre Carmelo, che sono il segno più bello della nostra fede e dello stesso nostro amore per il Signore della Pietà, che è il nostro protettore, sperando che ci protegga veramente.