domenica 26 marzo 2017

VI RACCONTO LA MIA STORIA DA TECNICO VOLONTARIO AL “SISMA2016”

VI RACCONTO LA MIA STORIA DA TECNICO VOLONTARIO AL “SISMA2016”

Ing. Maria Scalisi


            …Ancora lì la terra trema ed oggi, a distanza di sei mesi dall’ultima scossa di terremoto nelle quattro regioni del Centro Italia colpite, si continua ancora a contare i danni.
            Varie istituzioni che si sono messe in atto, il CNI (Consiglio Nazionale degli Ingegneri), l'Associazione Nazionale Ingegneri per la Prevenzione e le Emergenze (IPE), che propone di valorizzare la cultura della sicurezza e della prevenzione negli ambiti di attività specifiche dell'Ingegnere e nel campo delle metodiche di ingegnerizzazione delle problematiche della protezione civile, delle calamità naturali e della tutela e messa in sicurezza del territorio e della protezione ambientale e l’Ordine degli ingegneri della Provincia di Messina del quale faccio parte, sensibilizzando tutti gli ingegneri a prestare servizio volontario per il censimento di strutture distrutte o danneggiate dal sisma.
            Sono rimasta terribilmente colpita da come questo terremoto abbia distrutto letteralmente interi paesi e decido di prendere una scelta “azzardata”, mettendomi anche un po’ contro i miei genitori: “Maria ancora lì la terra trema”, ma decisi di mettermi in gioco in qualcosa di “complicato”, mettermi “alla prova”, ma soprattutto prestare servizio volontario per aiutare le popolazioni colpite da questa calamità. I rilievi hanno preso inizio con i professionisti delle quattro regioni colpite, ma i paesi colpiti erano talmente tanti che di conseguenza servirono convocare altri professionisti, interpellando tutti a livello nazionale.
            Compilai il format e diedi disponibilità per la seconda settimana di marzo 2017.
            Il primo giorno è dedicato alla formazione, con convocazione all’università degli studi di ingegneria a Rieti, molti erano alla “prima esperienza”, alcuni avevano la squadra organizzata, altri erano in attesa di scoprire il “proprio compagno d’avventura”.
            Nella mia squadra eravamo in due, un professionista campano, l’ing. Borrillo Pierfranco, ingegnere dalla grande sensibilità e professionalità e ci diedero come luogo sa valutare un comune della regione Marche, Tolentino, provincia di Macerata.
            Partimmo verso queste zone sconosciute, con una divisa in cui vi erano stampati i loghi del CNI e dell’IPE, (fiera ed orgogliosa di essere un ingegnere).
            Si decise di andare a visitare uno dei paesi più colpiti dal secondo terremoto, Arquata del Tronto, mentre viaggiavamo il territorio intorno a noi era completamente distrutto. Arrivati, rimasi un po’ sotto shock, un paese dove la natura nella sua furia aveva distrutto tutto, un colpo al cuore.
            Rientrammo in albergo, io con un pensiero a ciò che avevo visto e tra virgolette un po’ sconvolta per tutto ciò che non mi aspettavo.
            Il giorno dopo andammo al comune di Tolentino, un comune molto organizzato, ufficio, squadra dedita a servirci le più utili informazioni per poter svolgere il nostro servizio nel migliore dei modi. Direttive, informazioni, numeri utili, planimetrie, scheda FAST da compilare… e si PARTE.
            Inizia la “missione” cercando di fare al meglio squadra con l’ing. Borrillo e dare il giusto peso, anche sul lavoro, all’empatia, e cercare di mantenere la “freddezza del professionista”, cercando di controllare le emozioni, sebbene alquanto difficili.
            L’attesa degli “ingegneri” nella propria casa era molto attesa. Il sopralluogo consisteva nell’andare a visionare tutto l’edificato nella sua interezza, partendo dai piani sottoterra, fino alla copertura, cercando di andare ad analizzare tutte le lesioni che si erano causate con la calamità che ha colpito questo territorio.
            Le giornate si svolgevano tutte cosi, sveglia presto, organizzazione sopralluoghi e poi giungere a sera in albergo e confrontarsi con i colleghi, discutendo sui vari casi particolari che si erano susseguiti.
         Non è stato facile ma ce l’abbiamo fatta.
            Un’esperienza molto formativa, non solo sotto l’aspetto lavorativo ma emotivo. È passata già quasi una settimana e mi tornano continuamente nella mia mente immagini vissute, immagini delle persone incontrate e dei luoghi visitati, visi di uomini segnati dalla perdita di un bene, ma con una gran grinta e voglia di riprendere la propria vita quotidiana.
         Il bello di aver condiviso questa esperienza con dei veri professionisti, venuti da tutta Italia, tutti con l’intento di mettere a disposizione la propria conoscenza.
            Una cosa è certa: io ci tornerò.









           


domenica 12 marzo 2017

…ANCHE GLI SCALPELLINI HANNO UN SANTO: SAN MARINO - Un uomo che fondò la più antica Repubblica al Mondo

Penetrando nel profondo la pietra
come un atroce aratro d'acciaio
scava solchi solidi lo scalpello
suscita la subbia schegge e scaglie
graffia con grinfie aguzze la gradina
bulinano le punte dei violini
labirintici ricami di trina
il marmo è un morbido merletto
che si anima in mani di mago
e l'informe infine si fa forma.
… Gli scalpellini





…ANCHE GLI SCALPELLINI HANNO UN SANTO: SAN MARINO
Un uomo che fondò la più antica Repubblica al Mondo


                La più antica Repubblica ha origini antichissime, infatti, la sua fondazione risale al 3 settembre 301 d.C., quando Marino, un tagliapietre dalmata dell’isola di Arbe, forse fuggito dalle persecuzioni contro i cristiani dell’imperatore romano Diocleziano, stabilì una piccola comunità cristiana sul Monte Titano, il più alto dei sette colli su cui sorge la Repubblica.
            I romani già transitavano da queste parti attraverso la via Flaminia che andava da Roma alle regioni orientali e qui si fermarono 6000 famiglie di coloni-soldati che suddivisero il territorio secondo il criterio della centuriazione in linee perfettamente ortogonali sui punti cardinali ad esclusione del nord dove la nascente via Emilia determinò una diversa angolazione. La strada e le opere per la difesa del territorio richiesero, come sempre, molta pietra e qui si inserisce la storia di Marino di mestiere scalpellino
          Per alcuni è la storia, per altri una semplice leggenda, comunque si racconta di un uomo di origine dalmata, arrivato a Rimini nel 257 dopo Cristo assieme al compagno Leo per lavorare, come tagliatore di pietre, il ripristino delle mura difensive del borgo. La storia poi racconta che si meritò la beatificazione per la diffusione della nuova fede cristiana fondando, tra l’altro, una comunità monastica in cima al monte Titano. Per altri meno disponibili alla liturgia, Marino, veramente dalmata, era un eremita che viveva su quelle cime tra il VI e il VII secolo. Per questa versione Marino entra nella storia della piccola Repubblica per aver fornito con il suo nome, il 20 febbraio del 885, la ragione storica per sistemare una controversia tra l’abate di San Marino ed il vescovo di Rimini su alcuni terreni di cui si era persa la proprietà.        
         Il fatto prese il nome storico di placito feretano su cui viene sancita, in pratica, la nascita della piccola Repubblica.
            Fu sepolto nella chiesa che egli stesso aveva eretto e dedicato al San Pietro e successivamente fu nominato Santo. E’ l’unico Santo fondatore di uno Stato e patrono della Repubblica che porta il suo nome assieme ai compatroni San Leone e Sant’Agata.
            Questa è una leggenda che comunque è diventata fondamentale per la storia e l’indipendenza della piccola Repubblica nel corso degli anni.

L’immagine diviene oggetto visibile attraverso il suo supporto, 
la pietra.
Nel plasmare la materia nasce la forma che trova un luogo nello spazio, un suo elemento essenziale diviene la superficie che trattiene l’immagine dentro di sé.
In ogni superficie c’è l’impronta, la traccia di ogni fruitore, un dialogo tra plasticità e robustezza che porta la matrice grafica dell’io.