31.07.2016
L’autrice, l’architetto Ida Maria
Baratta scrive un libro che appartiene a tutti: In Sicilia, tra Architettura e
Bellezza. Il tema è appunto il rilancio della nostra terra, della nostra
Sicilia, come unico legame e come unico segno d’amore.
Ma chi è che non è innamorato della
nostra terra? Chi è che non è innamorato dei nostri luoghi comuni, della nostra
storia? questo è quello che trasmette questo libro, questo è quello che
trasmette a me, l’esaltazione della bellezza del territorio, un territorio che
spesso resta nascosto nel mistero, mettendolo inconsciamente tra dei limiti,
tra la vita e la morte.
Il libro ha vari capitoli ed ogni
capitolo tocca vari aspetti di criticità dell’architettura, come il non sapere
usare quello che si ha, come la fiera di Messina, abbandonata alle intemperie,
lasciata li a morire, posto unico e strategico col suo affaccio sul mare. Ipotesi di progettazione per il
meridione per rilanciare la Sicilia sotto l’aspetto innovativo con le smart
city. Il senso di appartenenza alla propria
città e alle proprie piazze, quello che effettivamente Messina non vive, di
giorno Piazza Cairoli e di notte il Duomo, il paesaggio urbano, l’arte del
riciclo creativo.
Nel libro vengono descritte varie
sfaccettature della nostra Sicilia, che ha tutto ma manca di qualcosa. Andando
oltre si potrebbe dire che questo è un libro che parla del rispetto dell’altro
e delle sue idee, nella convinzione che sono le idee che generano i progetti e
che i progetti generano idee. Perché progettare è comunicare, fare politica,
trasmettere ai posteri le nostre proporzioni del bello e del nostro cuore, perché
la religione vera è la fede e l’impegno professionale.
Il vero progettista è un sognatore che usa una la matita copiativa, perché il pensiero umano si sviluppa in serie e anche
in parallelo con la convinzione che occorre fare cordata per non essere un
progettista qualunque, con i complimenti dei cortigiani o dei committenti che
lo hanno spinto a disseminare brutture vendute per belle.
La crisi del bello, un percorso
cognitivo voi, noi alla ricerca del piacere e del bello, per progredire e prospettare
un futuro diverso.
Un desiderio che è un legame costante
verso ciò che possediamo ancora e l’inesorabile distanza tra ciò che non possediamo
mai.
L’uomo che sogna di sognare e non si
accorge che è lui stesso la personificazione di un sogno che nasce con i suoi
fiori dal niente, per costruire il motto “fiorire e accogliere”. Motto oggi
presente in una realtà del Circuito dei Fiori, che coinvolge molti comuni sia a
livello nazionale che a 12 comuni a livello siciliano, cercando di dare e far
cogliere il bello dei borghi, il bello dei centri montani, il bello delle
cittadine marine, semplicemente con un fiore.
Allora in questo ritroviamo il
pensiero di Ida Maria, che vuole lasciare in questo libro: l’architettura
mescolata con i fiori e col verde e gli stessi materiali provenienti dal riuso
sia come una spartito musicale, intramezzato dalla poesia e dalle tavolette di
un pittore.